Doverosa premessa
A che serve la Timologia?
Prima ancora di sapere cos’è questa nuova scienza, prima di addentrarci nella sua definizione e nei suoi contenuti, conviene chiederci a chi può servire e chi si può giovare di una nuova e diversa co-noscenza delle emozioni, visto che altre scienze umane lo fanno già così diffusamente.
La cronaca quotidiana ci ha abituato da anni al fatto che i delitti relazionali, le violenze all’interno dei legami parentali, le brutalità nei confronti dell’infanzia, i maltrattamenti sulle donne, le nuove forme di schiavitù, la violenza sui social, hanno superato di gran lunga i delitti delinquenziali. Il male contro le persone è preponderante rispetto al male contro il patrimonio o/e contro la pubblica amministra-zione.
La causa del fenomeno è comunemente attribuita all’analfabetismo emotivo, cioè all’incapacità di riconoscere e controllare le proprie emozioni e di attribuire un significato corretto alle emozioni altrui.
La Timologia, scienza delle emozioni, si prefigge di aumentare, a partire da un nuovo punto di vista teorico-scientifico, la conoscenza della natura delle emozioni e la loro funzione, per promuovere la competenza emotiva, relazionale ed il benessere interiore delle persone.
A chi serve la Timologia
La timologia serve a tutti:
- Serve al singolo per acquisire la consapevolezza emotiva e conoscere meglio se stesso.
- Serve ai genitori per migliorare la relazione fra di loro e per essere educatori più efficaci.
- Serve ai figli per iniziare ad acquisire nella vita familiare la competenza relazionale.
- Serve agli insegnanti per promuove l’educazione emozionale e creare in classe un clima se-reno di apprendimento.
- Serve ai medici e agli operatori sanitari nella relazione di cura.
- Serve agli avvocati nella gestione dei clienti e nella mediazione dei conflitti.
- Serve ai sacerdoti nella direzione spirituale e nel delicato compito inerente il sacramento del-la penitenza.
- Serve a chiunque operi nel servizio alla persona.
- Serve nel commercio e nelle vendite per rispettare e mettere a proprio agio i clienti.
- Serve a chiunque voglia dare alla propria vita un senso, un significato ed una finalità degne di un essere umano che aspiri alla pienezza.
- La Timologia non promette la felicità, ma semplicemente la indica.
Timologia: introduzione e fondamenta
Carluccio Bonesso
Felicità. Alla domanda estrema su cosa maggiormente ognuno di noi desideri dalla vita, la risposta dei più sarebbe l’essere felice. Ma qualora il parere fosse diverso, alla replica sul motivo di tale desiderio, si avrebbe quasi sicuramente la spiegazione del “perché ciò mi farebbe felice”.
Che l’uomo aspiri alla felicità è cosa nota, ma è anche altrettanto risaputo che sulla sua definizione esistono pareri diversi o addirittura contrapposti. Probabilmente la risposta di un medico sarebbe dissimile da quella di un filosofo e quella dello psicologo da quella del teologo. Lo sportivo penserebbe alla vittoria, l’attore al successo, il politico al potere, l’innamorato all’amore, l’ammalato alla salute: ognuno dà la propria descrizione.
A differente concezione corrisponde una cultura diversa, un’organizzazione sociale espressa in abitudini ed aspirazioni tutt’altro che simili e con esiti spesso non proprio feli-ci. Alla domanda su cosa fosse la felicità, una madre delle favelas brasiliane rispose: “Mangiare!” La fumosità entro cui naviga il concetto di felicità, conferma quanto sia vero e diffuso a tutti i livelli l’analfabetismo emotivo.
Nel tentativo di dare il suo contributo a diradare le nebbie dell’incompetenza emotiva, la timologia pone a fondamento della propria ricerca alcuni concetti forti provenienti da altre scienze già collaudate dalla storia, onde evitare di delineare un modello interpretativo in-triso di autoreferenzialità e tautologia.
Universo. Vi sono parole il cui senso, se non fosse condiviso, impedirebbe ogni parla-re, ogni comunicare ed ogni agire, giacché sono la precondizione affinché tutto possa accadere. Due di queste stanno all’inizio della timologia, ne delimitano i confini concet-tuali e stanno a fondamento del suo teorizzare: universo ed interazione.
Per universo intendiamo l’insieme totalizzante comprendente ogni cosa, dal latino uni-versus, composto da unus e versus, uno e avvolto, già usata da Cicerone e poi dai tardi la-tini. Le teorie più condivise, che si interessano all’argomento, sono quella tradizionale che ci parla di un intero composto dal continuum spazio-temporale comprendente tutta la materia e l’energia esistente e quella dell’inflazione cosmologica che attribuisce un dop-pio significato al termine distinguendo un universo riferibile alla nostra osservabilità ed un altro alla totalità dell’esistente al di là della nostra capacità di farne esperienza.
Quello che è sorprendente, e che le teorie non esplicano, è come si possa definire con un solo termine unificante cose che possono distanziarsi fra loro abbondantemente oltre la decina di miliardi di anni luce. Perché mettere insieme cose così lontane e magari non così evidentemente presenti?
Interazione. Lo consente l’interazione, con l’eccezione degli universi paralleli, sempre che esistano e che la teoria delle stringhe ne dia conferma. Possiamo normalmente parla-re di universo, cioè di un unicum, perché ogni sua parte interagisce, quindi è connessa.
È l’interazione che mettere insieme tutte le cose.
Per quanto le distanze siano siderali, una luce brilla sui nostri occhi da lassù. I nostri strumenti ascoltano la radiazione di fondo e scrutano lo spettro delle galassie. E tutto questo è possibile perché c’è interazione. Si chiami luce, radiazione, onda, attrazione, materia e energia oscure o qualcosa che scopriremo domani, alla fine tutto questo ci fa sentire appartenenti ad un unicum universale, perché in un modo per quanto flebile sia, ci consente di interagire, sapere, pensare ed emozionare.
Senza interazione non vi è universo.
Infatti se vi fosse un’altra dimensione, un’altra stringa, un aldilà, il nostro parlare usereb-be il termine “altro” per evidenziare la mancanza d’interazione, cioè l’inacessibilità. L’universo, ogni universo, è tale perché sostanziato dall’interazione, senza la quale non sarebbe più tale, ma un “multiverso”, cioè tanti universi quante sono le parti che non inte-ragiscono. Ma anche le parti non sarebbero più tali se al loro interno non fossero coese ed interattive. Se una qualche terra fosse immersa nel vuoto assoluto e non fosse tenuta insieme dalla gravità, cioè dall’attrazione fra le sue parti, non sarebbe più tale. Se esiste un universo, allora esiste anche un’interazione che tutto tiene insieme.
Il nome e la specificità che assume di volta in volta nei vari ambiti è diverso, ma è sem-pre lei la protagonista. Possiamo chiamarla con nomi diversi nelle varie scienze, ma dietro ogni cercare e definire c’è sempre lei.
In questo istante tra questo mio scrivere ed il vostro leggere è la parola ad esercitare la funzione interattiva principale. Ma anche molto più banalmente ognuno di noi sta intera-gendo con il suolo, attratto dalla gravità ed esercitando un peso su ciò su cui poggia. Inol-tre ogni senso svolge una funzione interattiva. Se mi leggete è perché vedete! Il tatto vi consente di maneggiare il libro, l’olfatto vi regala la sensazione del libro nuovo e l’udito vi informa di quanto sta accadendo intorno.
Utilizzando il criterio temporale, la prima forma d’interazione è sicuramente quella fisica e chimica che prende il via all’origine del mondo ed è andata avanti secondo leggi fisico-chimiche, finché in un granello sperduto dell’universo accadde che iniziasse ad organiz-zarsi in parti autonome ed a replicarsi riproducendosi, dando origine alla vita. Qui l’interazione si fece più complessa perché, includendo la precedente, diede il via a modi che vanno oltre la fisica e la chimica generando forme del tutto nuove.
E c’è di più, perché gli organismi viventi a loro volta grossolanamente presero a svilup-parsi in due grandi filoni: uno con l’aggrapparsi al terreno dal quale trarre il nutrimento da elaborare con l’energia fornita dalla luce, ed un altro che vide invece gli organismi muo-versi per cercare ciò che li nutrisse per svilupparsi e riprodursi. Tanto i vegetali che gli animali fin dall’inizio hanno il problema di stare in equilibrio con l’ambiente. I loro bisogni devono interagire in modo adattivo con tutto quanto li circonda, pena la loro scomparsa.
Quello che nell’universo è l’equilibrio delle forze, in natura diventa lo scambio tra pianta ed ambiente e negli animali l’adattamento. Sulle interazioni fisiche fondamentali si svi-luppa l’interazione vitale-ambientale nei due filoni dell’interazione vegetale e dell’interazione animale.
In fisica si definisce interazione il rapporto tra forze, responsabili della materia e di tutti i fenomeni ad essa connessa: la forza gravitazionale, che probabilmente permette all’intero universo di tenersi insieme, di essere ed avvenire; la forza elettromagnetica, re-sponsabile della chimica dei corpi; la forza nucleare forte tra i quark, e la forza nucleare debole, coinvolta nel decadimento nucleare, dunque nella radioattività. Le attuali teorie di unificazione sostengono che ad alte energie si fondono, come nella teoria delle stringhe. La fisica quantistica individua nello scambio tra bosoni elementari, quanti di energia, l’interazione tra particelle della materia. Il principio di indeterminazione di Heisenberg ci informa che non si può osservare la materia, se non agendo su di essa, e ciò che si rileva non è l’osservazione, ma il risultato dell’interazione.
L’osservazione modifica l’osservabile e le modificazioni sono indipendenti dalla distan-za, dunque si afferma la non-località. L’interazione è ciò che unifica tutta la realtà e in assenza di questo concetto ci troveremmo privi del fondamento stesso di ogni pensare, di ogni dire, di ogni osservare, di ogni teorizzare, di ogni contemplare, di ogni essere e di ogni avere.
Interagiscono fra loro le stelle, la terra con il sole e con la luna; cielo, mari e monti; ani-mali con ambiente e piante; uomini ed animali; uomini ed uomini; essere umano con il dentro di sé ed il fuori da sé. L’interazione epigenetica agisce ogni istante, modificando la parte più intima e più profonda della biologia di cui siamo fatti, per cui nessun avveni-mento, nessuna esperienza è priva di conseguenze. Sono i continui stimoli al DNA, che attende, avido di sollecitazioni alla vita, di trascrivere qualcosa di “sensato”, qualcosa di “adatto”, qualcosa di “perfetto”. L’interazione permette l’espressione di un codice vitale, profondo, misterioso, attraverso il quale Noi Siamo!
E che dire della memoria, quel serbatoio attraverso il quale si celebra la storia individua-le, contenuto in una parte del connettoma cui può accedere solo il titolare e talvolta solo l’inconscio? L’interazione con essa è continua, costante. Senza la memoria, analoga-mente agli apparecchi informatici, non avviene nulla e si ferma la vita. Qualche volta si cerca di sganciarla per vivere appieno il presente, il qui ed ora, ma è solo un’apparenza, perché la memoria è lì, sorveglia anche i ricordi di non ricordare.
L’interazione è dentro la nostra chimica, la nostra biochimica, la fisica di sostegno, la no-stra psicologia, la spiritualità, la socialità, i sentimenti, le emozioni, l’intero sentire umano.
Caratteristiche dell’interazione. Ogni interazione è contraddistinta da un aspetto di bi-narietà, uno di specificità ed uno di dinamicità, senza i quali non si configurerebbe come tale e perderebbe il senso che le viene universalmente attribuito. Queste caratteristiche comprendono la fenomenologia dell’interazione e la sua funzione.
La binarietà universale ci dice che per avere un’interazione si devono avere almeno due poli che interagiscano reciprocamente nella doppia direzione. Fra le particelle atomi-che interattive si dà che si attraggano o si respingano.
Inoltre l’interazione avviene sempre secondo specificità. La gravità è specifica del peso. I fotoni mediano l’interazione elettromagnetica, mentre la forza nucleare forte tiene insie-me le particelle subatomiche.
Ed ancora l’interazione è sempre dinamica, perché avviene attraverso l’esercizio di una forza che agisce fra i poli interattivi specifici, senza la quale non si darebbe l’interazione.
Se è vero che tutto è interazione, allora il modello deve poter essere applicabile anche a quelle particolari interazioni che vanno sotto il nome di emozione, passione, motivazione ecc. La timologia si ispira al paradigma della fisica quantistica, al modello interattivo, nella definizione delle funzioni timologiche ed estende le caratteristiche dell’interazione uni-versale all’interazione emotiva.
Timologia. Alla succitata indefinitezza, che circonda il concetto di felicità, ma in genere tutto il mondo delle emozioni, la timologia intende dare un suo contributo di chiarificazio-ne, ben consapevole che “la mappa non è il territorio” e che la propria è una proposta, ma che si prefigge d’essere chiara a partire già dai suoi fondamenti teorici.
La timologia è la scienza che studia le emozioni e l’intero mondo del sentire. Il termine deriva dal verbo greco ‘timao’ e dal relativo sostantivo ‘timé’. Il verbo usato in vari contesti con sfumature diverse indica lo stimare, il valutare, il pagare, il tassare, l’onorare e il se-gnalare, e conseguentemente il sostantivo indica il pagamento, la stima, la valutazione e la determinazione del valore. L’altro sostantivo ‘thimos’ indica il principio della vitalità e l’anima emotiva, in particolar modo il respiro e in senso più ampio l’animo e il cuore come sede delle passioni.
Il termine timia, poco conosciuto e trascurato nel passato, include tutti gli stati emotivi, i quali, secondo la prospettiva timologica, sono originati dall’interazione fra i bisogni dell’essere vivente e l’ambiente. In timologia si usa il termine eutimia (da ‘eu’, buono) per indicare gli stati emotivi piacevoli ed il termine cacotimia (da ‘cacòs’, cattivo, contrario) per gli stati sgradevoli. Oggetto quindi della timologia è la timia, la funzione adattiva centrale che media fra i bisogni dell’organismo animale vivente e l’ambiente. Nell’uomo compren-de l’umore, le emozioni, le passioni, gli atteggiamenti, le motivazioni e la pensabilità emo-tiva, i quali regolano tutte le interazioni umane.
Timia. Timia si definisce dunque la funzione specifica che consente all’animale di pro-vare piacere/dispiacere (binarietà timica) in tutto quel che fa ed esperimenta. Le principali strutture cerebrali deputate sono il limbico ed altre aree corticali e sottocorticali.
La binarietà timica è espressa in ogni sentire, il quale è sempre positivo o negativo. L’umore, ogni emozione, ogni passione, ogni atteggiamento ed ogni motivazione sono piacevoli o spiacevoli, cioè proedonici o antiedonici.
Inoltre ogni sentire spinge (secondo la dinamica interattiva) in modo propensivo all’avvicinamento o all’allontanamento, perciò è anche protropico o antitropico. La bina-rietà tropica è espressa dalla propensione positiva o negativa annidata in ogni sentire. In generale la timia tende a polarizzare verso l’eutimia o la cacotimia. Attrazione, soddisfa-zione, fiducia, gioia e felicità sono eutimiche, mentre repulsione, insoddisfazione, paura, rabbia, tristezza e senso di colpa sono cacotimici. Mentre la capacità di agire determina la competenza dinamica, la consapevolezza delle proprie azioni ed emozioni sta alla base della competenza timica, più comunemente detta emotiva.
Il livello logonico del pensiero aggiunge alla competenza dinamica ed emotiva la co-scienza delle motivazioni, la quale determina la competenza spirituale.
Il feedback timico è rappresentato dall’informazione espressiva ed assiologica che ren-de consapevoli del sentire proedonico o antiedonico collegato all’agire ed al sentire.
La comunicazione è mediata dall’espressione facciale e posturale. All’interno del son-no, il sogno rappresenta la manifestazione più specificatamente edonica ed accentua e amplifica emozioni come l’ansia, la paura e la sorpresa.
Emozione. L’applicazione del modello teorico che descrive l’interazione timica, ci dice, come già espresso, che i poli entro cui si distende l’interazione emotiva sono da una par-te l’ambiente e dall’altra i bisogni dell’essere vivente. Ad interazioni diverse si avranno quindi, scenari diversi con emozioni corrispondenti.
Coerentemente al modello, ogni emozione è dotata di un’infrastruttura interattiva. Il tropi-smo rappresenta la dimensione dinamica dell’emozione, cioè la propensione all’avvicinamento o all’allontanamento: la paura tende ad allontanare, la fiducia ad avvi-cinare.
Inoltre ogni emozione è dotata di edonia: la felicità è proedonica, cioè piacevole, mentre il senso di colpa è antiedonico, cioè spiacevole.
Ogni emozione è dotata d’una specificità: la paura è specifica del pericolo, la gioia della festa.
Ogni emozione è binaria con l’emozione conspecifica contraria: la rabbia si attiva in pre-senza di minaccia, l’affetto invece in assenza di minaccia.
Ogni emozione è dotata di un’espressività propria, la quale ha la funzione di comunica-zione con i conspecifici.
La dinamicità interattiva dell’emozione si svolge secondo la sequenza funzionale espressa dalla teoria dei flussi: input, valutazione, attivazione, output. La paura ha in input qualcosa che valuta come pericoloso, a cui segue un’attivazione del sistema corpo, che in output porta ad evitarlo o a sfuggirlo.
A partire da questa concettualizzazione di base, la timologia descrive il mondo del senti-re, analizza l’antropologia emotiva e si proietta nella cura e nell’educazione.
Il futuro della timologia. Il modello timologico non nasce per caso. Ha alle spalle oltre tre decenni di ricerca e riflessione intorno al mondo del sentire. C’era bisogno di un’altra scienza umana? A nostro avviso c’è la necessità d’una prospettiva olistica e rigorosa che contribuisca a diradare le nebbie dell’analfabetismo e dell’incompetenza emotivi, attra-verso un modello scientifico descrittivo, applicabile e condivisibile, più che artigianale e legato al “faidate”.
La timologia riveste una trasversalità utile al benessere del singolo, alle sue relazioni, alla sua professione, e perché no? Alla sua felicità.
Bibliografia
. M. A. Cervi. C. Bonesso. Emozioni per crescere. Come educare l’emotività. 2008. Ed Ar-mando. Roma.
• M. A. Cervi. La ragione del cuore. Antropologia delle emozioni. 2012. Cantagalli. Siena.
• C. Bonesso, A: Sartori. La timologia, scienza delle emozioni. 2013. Ed. Rubbettino. La-mezia Terme.
• C. Bonesso, S. Dal Zovo, M. Di Cintio. L’analfabetismo pedagogico. Cos’è e come si cu-ra. 2019. Aracne editrice.
Sitografia
• Timologia.org
• Carlucciobonesso.info
TIMOLOGIA DELLA SALUTE
Diego Ezio Fabra
Premessa La timologia è scienza del terzo millennio: guarda alla persona in termini olistici, pone fondamento su concezioni scientifiche in piena evoluzione, come l’epigenetica e la fisica dei quanti, si sposa con la visione trinitaria dell’essere umano, quell’intreccio inestricabile e ineludibile di corpo-mente-spirito in cui le tre dimensioni dialogano senza sosta.
Per questo motivo possiamo affermare che la timologia si occupa di salute nell’ottica dell’interazione costante dei sistemi concorrenti, così dentro come fuori l’organismo uma-no: in esso i bisogni “primari” – legati alla pura biologia – i “secondari”, ossia quelli che si realizzano in comunità, e i più elevati e sottili “terziari”, cioè i bisogni del logos e dell’animo umano, compongono un tutto-armonico che tende di continuo a ricomporsi: qualsiasi alterazione di questo prezioso equilibrio innesca sofferenza, a livello primario o secondario o terziario, sotto forma di carenza, subito e sempre segnalata da sintomi, da stati timici o da disordini della mente e dell’animo.
Tra le relazioni che si pongono a servizio del mantenimento o ripristino della buona salu-te, in prima posizione troviamo la “relazione di cura”, serbatoio inesauribile di risorse, arte, magia, delicata azione riparativa, ma soprattutto momento di crescita evolutiva attraverso la quale l’Umanità raggiunge i livelli più elevati. Relazione di cura
La relazione di cura è anche una delle specificità più “redditizie” per chi la opera: infatti rappresenta la piattaforma migliore per accedere agli stati emotivi e ai sentimenti mag-giormente eutimici (si definisce “eutimia” la piena realizzazione delle finalità timiche), dunque più utili e gradevoli: essa non può essere realizzata compiutamente se non at-traverso scelte che attingano agli strati più nobili dell’animo umano e per questo costitui-sce da sola terapia, balsamo, sostegno, soluzione per chi si trovi in stato di necessità.
Non si può realizzare una salute piena se non attraverso una serena e attenta cura delle tre dimensioni umane: il corpo, la mente e lo spirito.
Il corpo lo sperimentiamo sensorialmente, attraverso recettori sparsi in tutto l’organismo. La mente la immaginiamo collocata maggiormente nel tessuto nervoso. Lo spirito sfugge invece ad ogni localizzazione ma fornisce alle altre due dimensioni i contenuti specie-specifici, quelli che nella relazione intima e sottile connette al trascendente e riceve i frutti del suo dialogo attraverso la biologia che lo infra-struttura.
In altre parole la timologia sostiene che la dimensione quantica dell’interazione è impre-scindibile nello studio delle dinamiche che costruiscono una perfetta salute, ma lo è al-tresì quando esploriamo ricercando le cause e le procedure che portano allo sviluppo del-le malattie.
È necessaria una vera competenza nella lettura degli accadimenti che possono segnala-re la presenza di malattia o malessere.
Il discostamento dall’omeostasi – o buona salute – spesso viene segnalato dalle emozio-ni, fonti formidabili di informazioni, facilmente percepibili perché legate a un’edonia (pia-cevole/spiacevole). L’interpretazione dei significati delle emozioni non è cosa semplice: è l’equivalente della valutazione dei sintomi da parte del medico, perché consente di inter-cettare e comprendere lo stato dei bisogni e di ciò che possa soddisfarli o metterli in stato di allarme. Per far questo occorre lavorare sulla competenza emotiva. La relazione di cura si svolge attraverso una conoscenza quanto mai completa dell’altro, con la ricerca di tutti i segnali che possono svelare ciò che non appare ma che è alla base di ogni malessere; segnali – verbalizzati o non – contenuti in sintomi ed emozioni, in un procedimento che – attraverso i neuroni/specchio – porta alla condivisione empatica e al-la costruzione di soluzioni.
Ma per far questo nel modo migliore occorre che chi vuol prendersi cura possieda innan-zitutto motivazioni e competenza: per questo occorre essere in buona relazione con Sé e padroni delle proprie emozioni e dei significati dei segnali corporei.
Al contrario l’analfabetismo emotivo (assenza di competenza emotiva) è caratterizzato da emozioni agite, non rese consapevoli. “Colui che non è competente del proprio vissuto emotivo, avrà anche difficoltà a leggere le emozioni altrui”.
“La cura è reciproca; ecco perché chi si prende cura d’un altro ha bisogno di sentirsi utile, esser rassicurato sul fatto che l’altro non soffra, esprimere le emozioni e comu-nicarle (verbalizzazione del vissuto), dare un senso alla situazione, essere sostenuto nel trovare l’atteggiamento più adeguato da assumere in un dato momento, sentire la vicinanza reciproca e l’approvazione della sua dedizione.” (Bonesso)
Ruolo del Sistema Nervoso e dell’Epigenetica
Nella consuetudine si usa – didatticamente – considerare l’encefalo come sede di tre “centraline” filogeneticamente evolute – il cervello rettiliano, quello limbico e il corticale, secondo l’ipotesi di MacLean. Più opportunamente (e diremmo “quantisticamente”) oggi definiamo l’encefalo un “connettoma”, cioè l’insieme delle innumerevoli interazioni tra cellule: non potrebbe essere altrimenti vista l’importanza delle sinapsi (giunzioni tra neu-roni) rispetto alla natura del singolo neurone o alla topografia generale. È infatti la qualità delle sinapsi, via via formate durante il ciclo vitale, a far sì che si generino nuove funzio-ni, diversificando così ogni singola micro area del sistema nervoso per aree funzionali.
Ogni sinapsi nasce da uno stimolo o informazione, che in timologia configura il cosiddet-to “input” o afferenza.
Questo concetto di interazione funzionale delle connessioni tra neuroni, definito “plastici-tà neuronale”, risponde alle leggi dell’Epigenetica, la scienza che sta alla Genetica come il software sta all’hardware. In risposta ad ogni richiesta, stimolo ambientale, input – che sia esso biologico o relazionale o fisico o situazionale o altro – il patrimonio genetico indi-viduale si adatta, come meglio al momento, e modifica struttura e funzioni delle tre di-mensioni umane, selezionando la più adeguata espressione genica (risposta, output) adattiva a livello cellulare. Ciò vuol dire che ogni singola cellula dell’organismo si adatta istante per istante alle situazioni attraverso una diversa lettura del DNA.
Per il sistema nervoso, ad esempio, vuol dire creare o inibire sinapsi, col risultato di
a) aumentare competenze e abilità e/o
b) apprendere comportamenti e/o
c) comunicare segnali a distanza a organi e apparati.
Il Presente
Nell’organismo umano nulla è immutato e immutabile, dunque tutto è in perenne mu-tamento; anche le infinite interazioni chimiche, fisiche ed energetiche sono fluide e compongono un assetto del “qui ed ora” mai uguale.
Le scienze del terzo millennio hanno a che fare con l’avvincente compito di riscrivere la realtà considerando spazio e tempo come dimensioni deformabili, anch’esse intercon-nesse, variabili nella relazione col soggetto, che assurge a protagonista della realtà in cui è immerso.
Dunque sale in cattedra prepotente il “presente”, l’“adesso”, il “qui ed ora” quale protago-nista assoluto delle tre dimensioni.
È nel presente che la persona costruisce sé stessa, in risposta a tutto ciò che il presente stesso contiene e propone; nel presente scrive la propria storia, imprime di sé e modifica gli elementi con cui è in relazione, costituendo “ambiente” per altri e per altro.
La timologia collega invece il passato a sentimenti quali la nostalgia, la malinconia, la tri-stezza, il rancore, i sensi di colpa, un tirante depressogeno in cui l’animo umano spesso si crogiola paralizzando ogni buona iniziativa e influenzando tristemente il proprio mo-mento di realtà, l’adesso.
In analogia il futuro, per la timologia, rappresenta l’inesistente, o meglio l’esistente nella fantasiosa tendenza alla proiezione, per necessità o fuga o tensione: questo è il tirante ansiogeno che provoca paura o rassegnazione o smania, creando il principio per una de-localizzazione frutto del derealismo contenuto nel futuro, cosa alquanto perniciosa per l’adesione a ciò che si sta vivendo.
Il tempo del “qui ed ora”, apparentemente sfuggente, compresso tra i due tiranti, inafferra-bile, inimmaginabile e scarsamente “fisico” è invece l’unico che ci accompagna, ci sta addosso ed entro cui siamo immersi come all’interno di una bolla: è il presente, da dilata-re fino a occupare tutta la nostra attenzione, tutta la nostra cura… magnifico nella sua to-tipotenzialità, costruttivo, irriverente nei confronti del tempo “tritatutto”, sacro nel suo con-tenuto di eternità, sempre nuovo e sempre vivo.
Non c’è presente uguale all’altro, in nessuna persona, in nessuna cosa, in nessun tem-po; dunque non esiste realtà che non proponga continue diverse sollecitazioni nella ma-gnifica omeostasi planetaria di cui facciamo parte: la nostra biologia è tale da costruire adattamenti continui, la nostra genetica è tale da trasmettere i risultati dell’adattamento alle generazioni successive.
Le basi biomolecolari della timologia
L’Epigenetica, scienza dell’ultimo trentennio, indica la membrana cellulare quale strut-tura biologica fondamentale per processare qualsiasi stimolo o input: è essa la sede con cui la cellula interfaccia e riceve l’informazione di ogni tipo. La membrana cellulare viene definita il vero “cervello” della cellula: essa comunica – attraverso l’apparato tubulare contenuto nel citoplasma – col nucleo (l’apparato “riproduttivo” della cellula) che è la se-de del filamento di DNA e quindi del patrimonio genetico proprio di ogni individuo. In qualche modo -ancora non ben chiaro – lì avverrà la valutazione e la successiva attiva-zione della sequenza genica con un output costituito dalla migliore risposta possibile in funzione adattiva.
Dunque le basi della “teoria dei flussi”, in timologia, poggiano sulle scoperte bio-molecolari di Bruce Lipton & C. Ciò è vero per il tessuto nervoso come per ogni altro tes-suto o organo, perché è valido per qualsiasi cellula vivente del nostro pianeta.
D’altronde tutto interagisce con tutto in un abbraccio costante che la Natura si concede per affermare che la Vita ha tante forme, sì, ma è sostanzialmente una e mira all’armonia.
L’entropia in essa contenuta si sprigiona sotto forma di energia in costante movimento, energia che forma la morfologia dei corpi solidi e che Einstein postulò essere massa (E=mc2), energia che circola nei corpi, che interconnette i corpi e che vibra costantemen-te in caratteristiche onde percepibili dalle strutture recettoriali.
L’Energia
Tutti abbiamo fatto esperienza della presenza di onde presenti nell’invisibile dei suoni, nella qualità della bellezza, nelle percezioni che ci raggiungono quando qualcuno ci guarda con ostilità o con amore, quando qualcuno ci pensa, quando ci fanno del bene o del male, quando un odore ci fa trasalire evocando esperienze precedenti.
In tutte queste situazione le strutture recettoriali, di cui l’organismo umano è disseminato, captano tutte le onde e le confrontano, le integrano col nostro assetto energetico del mo-mento.
È possibile che le onde siano sintoniche – se si integrano correttamente – o distoniche, quando scompaginano l’assetto energetico interno all’organismo.
“Vibrare insieme” è una frase che indica come sia possibile armonizzare noi con l’ambiente circostante: ma ciò avviene alquanto di rado, quando siamo in condizioni idea-li per confrontarci con la realtà più o meno fisica in cui siamo immersi. Molto più spesso accade di andare in dissonanza, in distonia.
Lo studio delle lunghezze d’onda provenienti dall’elettromagnetismo emesse da tutti i corpi in Natura mostra come sia possibile che dimensioni apparentemente immateriali, come le emozioni, agiscano sulla materia biologica. Ciò giustifica lo stato di malessere o benessere conseguenti al cattivo uso o al buon uso delle timie (emozioni, sentimenti, mo-tivazioni, ecc)
È importante la qualità delle onde (e non soltanto la quantità) che giungono a noi o che partono da noi, e i significati che associamo ad esse.
Ciò vuol dire – afferma la timologia – curare la relazione, dimensione fondamentale alla base di qualsiasi azione: per l’essere umano vuol dire curare l’ecoambiente, i cibi, i rap-porti tra persone, le abitudini di vita, ma vuol dire primariamente prendersi cura di sé stes-si, perché la più importante relazione è quella del Sé con Sé. La qualità d’onda, nel com-parto energetico umano, dipende molto dalla pulizia delle intenzioni, delle motivazioni. Tutto deve circolare in armonia: per far questo le tre dimensioni interconnesse non pos-sono essere trascurate. La biologia ha le sue regole di corretto funzionamento, così come la mente richiede nutrimento e serenità e lo spirito l’alimento dei sentimenti propizi e del cibo interiore.
L’Evoluzione
La timologia, a chi si trovi in un momento o in una condizione difficile, propone – attra-verso la visualizzazione degli stati emotivi su quadranti assonometrici – di attuare quei percorsi esistenziali che, partendo da condizioni di disagio anche grave, evitino le trappo-le della chiusura egotica o delle false illusioni e diano senso e significato alla più bella delle finalità: la perfetta salute “globale”, biologica, psicologica e interiore. Si badi bene che non può essere condotto a pienezza il benessere di uno dei tre senza che si realizzi-no gli altri due aspetti, perché l’insieme è indivisibile e inestricabile. Qualunque altra condizione risulterà parziale e a rischio di squilibrio.
Dunque la capacità di adattarsi a ciò che ci circonda è il principio e il fine ultimo di tutto quel che si agita in noi: più l’adattamento è sano e funzionale, più ci sarà crescita auten-tica e quindi evoluzione, non soltanto dell’individuo ma di tutta la specie e dell’intero pia-neta.
Le risposte adattive possono avvenire attraverso cascate geniche immediate o più lente, in base alle strutture genetiche attivate: si va dalla quasi contemporaneità, quando gli eventi non permettono attese, all’attivazione di successivi geni del comportamento, più lenti e stabili.
La rottura degli equilibri sia interni che d’interazione con l’ambiente inevitabilmente fa-ranno andare in crisi tutto, fino alle derive drammatiche cui assistiamo per incuria umana, ignoranza, superficialità: condizioni che spingono ad atti criminosi nei confronti della Na-tura che tenta – spesso inutilmente – di riparare e migliorare.
Conclusione
In timologia, come abbiamo visto, le emozioni non sono solo semplici stati umorali, ma assurgono al loro vero ruolo di canali attivati nell’adattamento alla realtà contingente. Quando l’intero complesso, costituito dalle strutture bio-energetiche, mentali e spirituali dell’uomo, è armonico e in buona salute complessiva l’adattamento sarà possibile e la ri-sposta emotiva funzionale. Al contrario si verificheranno condizioni di sofferenza di ogni tipo.
Quando l’uomo è attento, dà ascolto ai segnali che provengono dal suo interno sotto forma di “sintomi” (dal greco σύμπτωμα = “evento – circostanza”, cioè segnali di disco-stamento) e cerca di empatizzare coi suoi simili “ripulendo” sentimenti ed emozioni e mi-gliorando le relazioni, magari sotto la spinta di un intelletto e di una vita interiore luminosi e curati, allora e solo allora potrà realizzare pienamente sé stesso e, dunque, dirsi in pie-na salute. Il resto illude.
Bibliografia
• C.B. Pert. Molecole di emozioni. 2000. Ed. TEA. Milano
• E. Tolle. Un nuovo mondo. 2005. Arnoldo Mondadori Editore. Milano
• P.D. Ouspensky. Frammenti di un insegnamento sconosciuto. 1976. Astrolabio.
Roma
• B.H. Lipton. La biologia delle credenze. 2005. Macro Edizioni. Cesena.
• E.Jablonka, M. J. Lamb. L’evoluzione in quattro dimensioni.2005. UTET. Torino.
• D. Church. Medicina Epigenetica. 2007. Ed. Mediterranee. Roma
Per una Timologia dell’Educazione
Sofia Dal Zovo
Da dove nasce il pensiero e la volontà di portare la timologia e l’educazione emozionale a scuola? Da dove nasce il desiderio di fare del sapere emotivo una base “sicura” che possa aiutare, gestire e conoscere il proprio sé emotivo per arrivare ad un più vasto sape-re emotivo collettivo?
Che gli insegnanti e gli educatori siano una categoria di lavoratori in grossa difficoltà è ormai sotto gli occhi di tutta la società. Fare educazione e più nello specifico, educazione emozionale, significa partire da un Rinascimento (come corrente, altrimenti rinascita…) di queste difficoltà, che essendo di varia natura possono creare o incrementare una situa-zione di disagio. Solo che molto spesso questo tipo di disagio non è solo dovuto ad un sovraccarico di elementi organizzativi e burocratici (che comunque hanno il loro peso co-stituendo un vincolo per gli insegnanti stessi), ma sono le poco coltivate competenze emotive a fare la differenza sul campo a livello di benessere personale e collettivo, per il corpo docente ed educativo come emerge dalle ultime ricerche in questo campo.
Che l’educazione emozionale sia importante per il tessuto scolastico lo sostiene anche il CASEL (Collaborative for Academic Social Emotional Learning), il quale è un pro-getto fondato nel 1994 da Daniel Goleman e colleghi, che ha come mission quella di in-trodurre l’apprendimento socio-emotivo come parte essenziale dell’educazione dell’individuo e che negli Stati Uniti è stato il primo ente a sostenere fortemente un’educazione emotiva nelle scuole, come parte essenziale ed imprescindibile dell’apprendimento scolastico. Esso si pone l’obiettivo di raccogliere dati scientifici che confermeranno il contributo dell’acquisizione di abilità sociali ed emotive non solo per il raggiungimento di traguardi positivi a livello scolastico, ma per un generale benessere personale e sociale.
Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sin dal 1993 ha incluso il proprio governo delle emozioni, cioè l’essere al corrente su come la parte emotiva di ciascuno di noi abbia una forte influenza sulle nostre azioni ed atteggiamenti, tra le life skills indi-spensabili per vivere e sulle quali anche l’educazione deve investire molto. In Italia sem-bra che invece, di competenze emotive si faccia ancora fatica a parlare, anche da un punto di vista formativo.
E l’Europa come si colloca? In Europa è la Danimarca, che introducendo un’ora alla set-timana nelle scuole di “educazione alla felicità” come emozione educabile in quanto rela-zionale, che ha il primato con il suo Metodo Danese di voler davvero far entrare a gran voce un’educazione emozionale nelle menti e nei cuori dei bambini, fino dalla primissima infanzia. I cinque pilastri sono fiducia, empatia, sincerità, coraggio e Hygge (l’arte di stare bene insieme). In Italia, ci sono diversi filoni che si interessano all’educazione emoziona-le, e da qualche anno anche la SITI è entrata a fare esperienza delle realtà scolastiche del territorio nazionale.
La SITI (Società Italiana di Timologia) guidata e fondata da Carluccio Bonesso, inizia ad entrare a scuola nel 2016 prima nel Veneto, poi in Sicilia ed infine in Lombardia: prima come pratiche operative e occasioni di riflessioni per studenti fino a diventare via via ma-teriale per una formazione docenti ed educatori come Corso Superiore, dove alla fine con un elaborato è possibile avere il titolo di Timologo (educatore emozionale) di primo livello. La timologia si propone di lavorare assieme agli insegnanti per promuovere la crescita, lo sviluppo e la maturazione di un agire più emotivamente collegato e consapevole.
L’insegnamento consapevole quindi è certamente una pratica emotiva: attraverso la quotidiana interazione con studenti e colleghi, gli insegnanti mettono in campo le loro emozioni, generano reazioni emotive e apprendono strutture emotive (Denzin, 1984).
Volgendo lo sguardo all’interno dei contesti scolastici italiani il problema appare chiaro. C’è la sensazione che in questi ultimi tempi la scuola sia stata dimenticata dall’apparato politico e sociale. Ciononostante alcuni Istituti hanno voluto provare a mettere al centro della loro vita l’aspetto del ben-essere che vede coinvolti tutti i soggetti partecipi al pro-cesso formativo e scolastico. Le emozioni infatti, traspaiono volontariamente e involonta-riamente influendo sull’interazione insegnante-alunno: gli allievi infatti, sono consapevo-li delle emozioni provate dai loro insegnanti (Sutton e Wheatley 2003).
Gli argomenti trattati sono stati:
● L’interazione e la struttura dell’emozione (comprendere la funzione dell’emozione come meccanismo interattivo adattivo coerente con l’evoluzione e come è struttura-ta un’emozione e come funziona);
● La motivazione (come siano le emozioni specifiche a governare le relazioni. Fi-lia/rabbia, le emozioni primarie, motori di ogni relazione. Felicità/colpa, le emozioni secondarie, con la funzione edonica di feedback della relazione. Quadranti carte-siani della relazione) e come siano le emozioni specifiche a governare azioni. (Fi-ducia/paura, le emozioni primarie, motori di ogni azione. Gioia/tristezza, le emozio-ni secondarie, con la funzione edonica di feedback dell’azione. Quadranti carte-siani dell’azione);
● I sequestri emotivi e la pensabilità timica (per introdurre la conoscenza di azione e consapevolezza. Relazione e coscienza. Comunicazione e contezza).
● Le relazioni fondamentali e la relazione di cura a scuola (per spiegare quanto sia-no fondamentali le relazioni affettive nella qualità della vita. La relazione amicale (simpatia) La relazione di cura (empatia) L’attrazione affettiva e innamoramen-to/amore).
● Liminalità emotiva ed alcuni esempi di reintegrazione (introdurre la conoscenza delle normali tecniche antropologiche della reintegrazione emotiva. Il continuum timico e concetto di liminalità: – dalla paura alla fiducia: incoraggiare, rassicurare, dare fiducia, apprezzare. – dalla tristezza alla gioia: imparare ad elaborare le scon-fitte e le perdite. – dalla rabbia alla filia: la riconciliazione. – dalla colpa alla felicità, l’assunzione di responsabilità, l’ammettere l’errore, il chieder scusa);
● Il perdono terapeutico per la relazione insegnante-alunno (introdurre la modalità emotiva antropologica più autentica della reintegrazione, “Il pendolo timico”; – dalla rabbia alla filia: semplici tecniche di perdono terapeutico).
Alcune tematiche sono state parecchio sentite come quello delle relazioni di cura a scuola e i sequestri emotivi, proprio perché l’insegnamento come relazione di aiuto, pre-vede un alto coinvolgimento emotivo e relazionale, il dibattito è stato quanto mai profondo e arricchente. Nei corsi per noi Formatori Timologi (educatori emozionali di II livello) quel-lo che è importante è il clima di interazione positiva, di fiducia e di assenza di timore del giudizio da parte della collettività che ha fatto emergere, con la possibilità di dialogo e supporto quelle che sono le problematiche più attuali e che creano disagio nell’insegnante e nell’educatore con il rischio di portarlo nel peggiore dei casi anche al burnout (esaurimento emotivo e cinismo).
Di grande rilevanza è a mio avviso, quello che può essere uno dei temi più rilevanti per chi si occupa di educazione sono timologicamente parlando i cosiddetti “sequestri emoti-vi”: possono dirci tanto sul modo di entrare a scuola e di fare scuola, del quale è necessa-rio a mio avviso fare qui una breve infarinatura.
I sequestri emotivi
Il sequestro ha il potere di innescare un comportamento abbastanza automatico e ripeti-tivo rispetto agli oggetti e alle situazioni che rappresentano i suoi input specifici. Inoltre inibisce il controllo e tende a costruire una visione delle cose e ad attribuire un senso ed un significato che lo giustifichi e lo perpetui, per cui può strutturarsi come atteggiamento permanente.
In carenza, o addirittura in assenza di pensabilità timica, l’umore determina l’inerzia timi-ca, la quale nei casi più acuti sfocia nel sequestro umorale o patologico, un vortice inte-riore in cui la persona si vede risucchiata dentro un sentire incontrollabile e pervasivo, che può sprofondare la persona nella malattia mentale. Un’emozione forte, al punto da inibire la ragione, determina il sequestro emotivo, dove il “cervello corto” istintivo finisce per sopraffare il “cervello lungo” razionale. La passione di per se stessa possiede struttu-ralmente un effetto sequestrante: benefico, quando si tratti di passione positiva e patolo-gico, quando fosse negativa.
Atteggiamenti come il pregiudizio, il preconcetto, i tabù e le credenze sono in grado di sequestrare anche le menti più brillanti, perché pescano la loro forza nelle parti più primi-tive del cervello dove gli input categorizzati negativamente sollecitano l’on/off dell’attacco/fuga.
Il sequestro emotivo agisce nella quotidianità e nella storia in modo massivo più di quan-to non se ne abbia la consapevolezza. Questo “sequestro” in parole semplici è presente nei pregiudizi, nei preconcetti, negli atteggiamenti di prevenzione, nei tabù, nella super-stizione, nel fanatismo e nel razzismo, atteggiamenti in cui gli input sono guardati soprat-tutto con gli occhi della memoria, la quale è capace di modificare la percezione fino a condizionare la categorizzazione degli input sensoriali ambientali e corporei secondo i suoi vissuti e i suoi ricordi. Questi possono definirsi i veleni della società e la scuola come luogo di grande densità emotiva è necessario che prenda consapevolezza di questi at-teggiamenti “tossici” che a lungo andare non faranno altro che alimentare una sorta di analfabetismo emotivo, provocando grandi sofferenze e danni per la crescita e lo sviluppo dei nostri ragazzi.
Si tratta di un vero e proprio cortocircuito in cui la memoria e gli apprendimenti attribui-scono un significato negativo o distorto agli input non specificatamente reale. Il sequestro emotivo parte da un errore (voluto, subito o appreso) di specificità che diventa un errore di categorizzazione, infatti definire un nero o uno zingaro un pericolo o una minaccia è un errore di categorizzazione, perché esistono uomini neri e bianchi, zingari e ciclisti, piutto-sto che cuochi o lavandaie ecc. che possono essere un pericolo o una minaccia, ma non certamente per il semplice fatto di essere quel che sono, cioè neri, bianchi, zingari, ciclisti, cuochi e lavandaie, ma semplicemente perché chiunque lo può essere al di là di ogni specificazione e categorizzazione. Questo è importante perché tramite consapevolezza è possibile uscire da questo sequestro, dando importanza e equilibrio tra azione ed emo-zione.
Quindi se vengono considerate le riflessioni degli insegnanti stessi sulla loro condizio-ne, viene confermato l’impegno e l’entusiasmo per questo lavoro, ma se si presentano ri-petutamente svalutazioni e scarsi riconoscimenti questi vissuti sfociano in rabbia, delu-sione e insofferenza (Vecchio, Velasco e Miglioretti, 2013). È necessario a questo punto, riconoscere l’importanza che alcune dimensioni dell’esperienza lavorativa possiedono nel condizionare il benessere o il malessere degli insegnanti e conseguentemente la qualità della realtà scolastica.
Emerge che, coltivare con cura le relazioni, sia basilare anche nel mondo degli inse-gnanti, per mirare ad un maggior clima positivo e benessere sia personale che di gruppo. Sarebbe necessario ripartire dando valore alle competenze socio- emotive dell’insegnante, data l’alta esposizione relazionale di questa professione, che inevitabil-mente porta ad un affaticamento emotivo. I docenti, già significativi punti di riferimento per il contesto classe, e svolgendo una di quelle che vengono definite helping profession non possono esimersi dal conoscere consapevolmente il mondo emotivo, visto che il loro stesso lavoro è caratterizzato prima di tutto, da un alto tasso di relazionalità. Nei contesti ad alto tasso di relazionalità è importante trovare qui ed ora un modo per rendere possibi-le la didattica del relax, del respiro e del presente (Dal Zovo, 2020).
La coerenza timica pone la supremazia della relazione e dell’educazione sull’azione. A che servono le leggi severe, i sistemi di repressione più sofisticati contro il crimine, se non si cambia la relazione del trasgressore con la società? Per quanto si voglia inibire i com-portamenti generati dall’odio, si è destinati al fallimento se non si cambia l’odio. Per cam-biare le azioni è necessario cambiare le relazioni (Bonesso). Per cambiare le relazioni bisogna far ricorso all’educazione, ai processi di conversione, di reintegrazione, di riela-borazione dei rapporti. Se l’individuo è portatore delle intenzionalità negative della rela-zione ostile, non basta, e forse è inutile, tentare di contenere le sue azioni, se non si va a modificare la sua relazione. E a scuola c’è tanto bisogno di ripartire ponendo al centro le emozioni e le relazioni di chi è il suo cuore pulsante. I bambini ci guardano e i neuroni specchio sono sempre accesi. Si educa consapevolmente soprattutto con le azioni che si vedono praticate e agite e con le relazioni che si vivono. Le parole spiegano, ma i bambini non copiano ciò che si dice, ma bensì quello che si è.
La timologia pedagogica è appena agli inizi, ma ha alle spalle tutto il bagaglio d’esperienza della sapienza umana tramandata da religioni e filosofie con le scopo di portare equità tra i banchi di scuola: “ciò di cui ciascuno ha bisogno” come i Diritti Umani e la democrazia. Essendo il suo ambito di applicazione la relazione in tutta la sua com-plessità, mira -e continuerà- ad applicarsi all’educazione di quella competenza che faciliti e promuova l’interazione in tutti i suoi aspetti in vista della felicità, della serenità e di un apprendimento fatto di esperienze significative.
A livello personale infine, entrare a far parte del grande mondo della timologia ha dato la possibilità di approfondire ed ampliare notevolmente quello che è il mio lavoro sulle emo-zioni, le relazioni e le pratiche di comunità, dando un taglio innovativo e stimolante da un punto di vista educativo e pedagogico. Infine, ha alimentato anche la mia sfera emotiva e relazionale personale, migliorando la mia capacità di stare in relazione con gli altri e la mia autoconsapevolezza emotiva, di pensiero e di azione. Emozione predominante rias-suntiva: Gratitudine. Gratitudine che diventa veicolo per poter rendere l’esperienza timo-logica un canale importante e significativo per un’educazione densa, che ricerca il senso del suo fare nel suo imprescindibile sentire. Concludendo, con le parole di Aristotele quindi: “Educare la mente senza educare il cuore, non è affatto educare”.
Bibliografia
• Bonesso C. Sartori A. (2013) Timologia: Scienza delle Emozioni. Verso una nuova comprensione dell’esperienza umana (Rubettino Editore)
• Bonesso C. Di Cintio M. Dal Zovo S. (2019) L’analfabetismo pedagogico: cos’è e co-me si cura (Aracne editore)
• Dal Zovo S. (2020) Mindfulness e Benessere a Scuola: attività per migliorare la con-sapevolezza emotiva e imparare a gestire le difficoltà (Erickson editore)
• Dalai Lama & Goleman, D. Emozioni distruttive: liberarsi dai tre veleni della mente rabbia, desiderio e illusione, Mondadori, Milano, 2003
• Denzin, N., On understanding emotion, San Francisco, Jossey-Bass, 1984
• Dewey, J., Le fonti di una scienza dell’educazione, La Nuova Italia, Firenze (The Sources of a Science of Education, New York: Livering Publishing Corporation, 1929, New York), 1984
• Goleman, D., Emotional intelligence, Bantanam Books, New York, 1995 ID., Intelli-genza emotiva, RCS Libri, Milano, 1996
• Musaio, M., Emozioni e relazione educativa: muovere dall’interno di sé per com-prendere l’altro da sé, in Pedagogia e Vita, 72, pp.105-123, La Scuola, Brescia, 2014
• Schutz, P.A., Lori P. & Meca R., Educational Psychology Perspectives on Teacher’s emotions in P. Schutz, P.A. & Zembylas M. (2009) (eds) Advances in teacher emo-tion research: the impact on teacher lives; Springer, Dordrecht pp. 195-212, 2009
• Sutton R.E. & Wheatley K.F., Teachers’ emotions and teaching: a review of the lit-erature and directions for future research, in Educational Psychological Review 15 (4), pp. 327-358, 2003
• Zambrano, M., Verso un sapere dell’anima, Raffaello Cortina, Milano, 1996
Sitografia
• www.casel.org
• www.organizzazionemondialedellasanità.it
• http://leraise.it
SITI - Società Italiana di Timologia
“SITI APS– Società Italiana di Timologia”, di seguito denominata SITI, è un’Associazione di promozione sociale, con sede legale a San Bonifacio (VR) e sedi operative in altre lo-calità italiane, costituitasi con atto pubblico nel 2013.
L’associazione non ha scopo di lucro e persegue finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, mediante lo svolgimento in favore dei propri associati, di loro familiari o di terzi delle seguenti attività di interesse generale, avvalendosi in modo prevalente dell’attività di volontariato dei propri associati.
In particolare l’attività della SITI potrebbe essere così descritta:
promozione dello studio, rinnovamento e applicazione della timologia, ovvero scienza delle emozioni, nell’ambito della relazione di cura nell’ambito dell’educazione e della formazione e della cittadinanza e dei diritti umani.
formazione dei timologi in Italia e promozione della nascita e della diffusione di as-sociazioni analoghe nei paesi esteri.
Ispirandosi al paradigma etico-morale dei Diritti Umani, promozione di un’autentica riflessione circa gli aspetti etici e deontologici degli ambiti inerenti l’educazione, la formazione, la cura e la cittadinanza.
Promozione di un dialogo interdisciplinare finalizzato allo studio dell’uomo e delle emozioni.
L’Associazione persegue le proprie finalità promuovendo convegni, iniziative di studio, pubblicazioni, attività editoriali, iniziative di formazione e di counselling ed ogni altra azione che favorisca il raggiungimento delle finalità dell’associazione.
Sul territorio nazionale vengono allo stato organizzati convegni e incontri informativi e di approfondimento, a favore soprattutto dei professionisti delle relazioni di cura, oltre a per-corsi formativi in tutto o in parte riconducibili al percorso previsto dalla Scuola Nazionale di Formazione in Timologia (SNFT). A questa è possibile chiedere l’iscrizione se in pos-sesso di un diploma di laurea, salvo particolari casi valutati dagli organi sociali. Possono presentare domanda tutti i soci aderenti della SITI e tutti i corsisti devono essere iscritti all’associazione almeno fino alla conclusione della scuola.
La SITI è convenzionata con la Società Filosofica Italiana (SFI) per il rilascio di crediti formativi a favore dei docenti e ha ottenuto ripetutamente accrediti ECM per le professioni sanitarie.
A titolo esemplificativo, ma certamente non esaustivo, si ricordano i seguenti eventi: Con-gresso Nazionale di Timologia (settembre 2019 – Palermo), Corso A scuola di emozioni (maggio 2018 – Veneto), “Timologia: nuovo paradigma sulle emozioni. Aspetti morfo-funzionali e biologia di riferimento” (febbraio 2017 – Università di Palermo), Corsi di ag-giornamento per docenti al Liceo Meli e all’Istituto Einaudi di Palermo (febbraio 2015), Eventi Piam Timology per medici (Ragusa, Palermo – 2014).
Sono stati inoltre portati a termine quattro Corsi Superiori di Timologia a Palermo, Castel Termini e San Bonifacio (VR) con diploma di 31 timologi.
Il contratto associativo ha stabilito espressamente la definizione di Timologo e di Timologo formatore nei seguenti termini:
1) “Può definirsi timologo ed utilizzare il titolo per fini pubblici solo il socio ordinario, cioè colui che risulta regolarmente iscritto all’associazione SITI e che abbia completato il per-corso formativo con l’attribuzione dell’attestato; tale per cui gli sarà consentito abbinare il titolo di Timologo a quello della sua professione ed organizzare eventualmente eventi di-vulgativi nel rispetto delle disposizioni dello Statuto sul punto.
Diversamente la persona che abbia svolto il percorso formativo, ma che non intenda iscri-versi alla SITI utilizzerà le competenze acquisite nella propria vita familiare e professionale senza tuttavia poter utilizzare il titolo.
Tali determinazioni saranno oggetto di una clausola contrattuale da sottoscriversi al termi-ne del percorso formativo (I livello della Scuola)”.
2) “Si specifica che il II livello di formazione previsto dalla SNT per ottenere il titolo di Ti-mologo con funzione di formatore consiste nell’affiancamento per 30 unità formative (pari a circa 120h di lezione) di altro formatore (anche cambiandolo nel tempo) in modo da assi-stere alle lezioni, apprendere il metodo, sperimentare l’insegnamento sotto la diretta su-pervisione di un collega più esperto. Il formatore affiancato ha l’onere di redigere una rela-zione di commento dell’attività compiuta dal praticante formatore.
Al termine il praticante formatore deve raccogliere le relazioni dei formatori assistiti, redige-re una propria relazione in cui esplicita le competenze acquisite, le difficoltà incontrate, le innovazioni suggerite e ogni altro commento idoneo a valutare la sua esperienza. Le rela-zioni sono oggetto di discussione avanti al Comitato Scientifico a cui sono invitati a parte-cipare anche i formatori assistiti da quel praticante formatore, in attesa di costituire la SNT.
Formalmente la Scuola assegna il titolo di Timologo con funzione di formatore e può quin-di assegnare dei corsi al socio nell’ambito degli eventi formativi gestiti dall’associazione.”
L’associazione si fregia del Marchio HRO (Human Rights Observed) e aderisce al CIRFDI – Centro Internazionale di Ricerca e Formazione sul Dialogo Interculturale.
Il Presidente e fondatore è il dott. Carluccio Bonesso, coadiuvato nella sua attività di ge-stione dell’associazione e di promozione della Timologia da un comitato esecutivo, di cui al momento in cui si scrive fanno parte, anche come formatori, il dott. Fabra Diego (Pa-lermo), la dott.ssa Dal Zovo Sofia (Bergamo), l’avv. Elisa Di Ilio (Trieste).
Il manuale di riferimento per lo studio della Timologia è La timologia – Scienza delle emo-zioni, Verso una nuova comprensione dell’esperienza umana di Carluccio Bonesso e Ar-rigo Sartori (2013, ed. Rubettino), preceduto da Emozioni per crescere, come educare l’emotività di M. Cervi e C. Bonesso (2008 – Armando Editore), ma dalla sua costituzione la SITI può vantare la pubblicazione di testi di aggiornamento e approfondimento puntua-le quali “Quaderni di Timologia” ripetutamente aggiornati da C. Bonesso, Se vuoi essere felice e Riflessioni sulla felicità, (2014 – Amazon Direct Publishing), La prototerapia. Il per-dono terapeutico, pubblicata in proprio, L’analfabetismo pedagogico C. Bonesso, S. Dal Zovo, M. Di Cintio (2019 – Aracne Editore)