È facile comprendere come nelle motivazioni primarie, quelle addette alla sopravvivenza e alla riproduzione, la valutazione sia puramente di tipo omeostatico, infatti l’omeostasi ha la funzione di mantenere la condizione di stabilità interna dell’organismo anche con il variare delle condizioni esterne attraverso specifici meccanismi di autoregolazione.
Nella motivazione secondaria il discorso si fa più complesso, perché la partita si sposta sull’arena dell’interazione con se stessi e con gli altri, e qui l’equilibrio non è più di tipo biologico, ma psicologico e sociale. Non sono più gli apparati interni con i loro recettori, centri di controllo ed effettori a dirigere il gioco, ma la percezione che si ha del mondo esterno, del corpo e della memoria. La cultura entra prepotentemente a determinare gli obiettivi e a modularne le strategie. In questo ambito la valutazione stima come il bisogno individuale possa trovare risposta nel modo più adattivo. L’omeostasi della biologia diventa allora l’adattività psicologica e sociale.
Adattività è il concetto timologico nuovo che indica la capacità psichica e sociale di tenere in equilibrio i bisogni psicologici e sociali dell’individuo con l’ambiente umano e sociale che lo circonda, da non confondersi con resilienza che è invece la capacità dell’uomo di affrontare e superare le avversità della vita. Adattività è anche il nome nuovo della competenza emotiva, i cui contrari sono l’inerzia ed i sequestri emotivi e timici.
Per essere accettati ed inseriti nella società è necessario avere una plasticità di comportamenti ed atteggiamenti tali da essere accolti ed inseriti nei normali processi sociali e lavorativi, al di fuori dei quali si è isolati e messi al margine della società. E ciò comporterebbe grossi limiti alla propria crescita sociale e comprometterebbe ogni processo di crescita.
Ben diverso è il discorso spirituale, il cui equilibrio si evidenzia invece nell’armonia interiore, data dalla coerenza fra i bisogni di senso, significato e finalità con il comportamento e gli atteggiamenti di vita.
L’evidenza si ha nella serenità, che è il segno dell’equilibrio interiore, il quale può assumere ora il nome di pace, ora di speranza, ora di giustizia, ma avrà comunque sempre la comune caratteristica della stabilità, della misura e dell’armonia.
La vita aspira in tutte le sue forme all’equilibrio, il quale è garanzia di salute. Armonia e coerenza sono la vittoria alta dell’evoluzione ed il volto della bellezza. Un’esistenza ricca di senso, di significato e di motivazione è anche garanzia di qualità ed intensità di vita. L’omeostasi della biologia assume le forme dell’adattività nei bisogni psicologici e sociali, e dell’armonia nei bisogni spirituali. L’attivazione che riequilibra il quotidiano vivere necessita sempre di una finalità che consegua un fine che miri a realizzare gli obiettivi della motivazione. Senza un motivo ed una finalità che accenda il fare quotidiano tutto sprofonda nel nonsenso e perde energia.
In ogni loro fare gli esseri umani hanno bisogno e si nutrono, consapevolmente o meno, di un senso, attribuiscono un valore e si aspettano di realizzare uno scopo. Fuori da questa dinamica vanno per inerzia, guidati dalle spinte e dalle emozioni contingenti del momento, diventando inevitabilmente vittime e preda di manipolatori, che hanno (loro sì!) ben chiaro dove vogliono arrivare.
Il bestiario a proposito è molto ricco: venditori, populisti, demagoghi, maneggioni, imbonitori, ciarlatani ecc. oggi tutti ben corredati di pubblicità e racconti fuorvianti.
Omeostasi, adattività, coerenza ed armonia sono concetti diversi, ma hanno tutti la stessa funzione di realizzare l’equilibrio adattivo dell’essere umano in tutte le sue interazioni. Poi seguono i feedback e le conseguenze che hanno la funzione di verificare se la risposte al bisogno abbiano avuto successo, implementino l’esperienza e generino apprendimento.