Recita il vocabolario Treccani: gratitudine, sentimento e disposizione d’animo che comporta affetto verso chi ci ha fatto del bene, ricordo del beneficio ricevuto e desiderio di poterlo ricambiare (è sinonimo di riconoscenza, ma può indicare un sentimento più intimo e cordiale).
Questo è ciò che normalmente si pensa della gratitudine.
Io sono convinto che vi è un livello precedente e ben più profondo, dove l’esercizio della gratitudine non è solamente un atto di giustizia che riconosce il bene ricevuto, ma un atto di verità, giacché tutti siamo costituiti nel bisogno costante degli Altri.
Come esseri interattivi abbiamo necessità costante dell’Altro.
Se ci fossero dei dubbi, proviamo a ricordare i seguenti fatti innegabili:
– Nessuno di noi nasce da sé e la vita ci viene dai nostri genitori.
– Non sono stati prodotti da noi l’aria, l’acqua, la terra ed il calore che consente la nostra vita.
– Il cibo che ci ha nutrito, ci nutre e nutrirà non è stato da noi creato.
– Ed anche se il frutto della terra fosse da noi coltivato, non sarebbe opera nostra la natura che lo cresce.
– Ciò che vestiamo non è fatto da noi, e quand’anche fossimo dei sarti, la stoffa sarebbe opera d’Altri.
– Le nostre conoscenze non sono opera nostra, ma dono d’Altri.
– Non abbiamo fatto noi la casa che abitiamo, gli oggetti che la rendono abitabile.
– Il computer che sto usando non l’ho inventato, pensato, costruito io.
– Ma neanche la macchina o le strade, i treni e gli aerei che uso sono opera mia.
– Lo stesso dicasi delle cure, della protezione e della sicurezza.
Tutto, ma proprio tutto ciò di cui abbiamo bisogno in ogni momento, è opera di Altri.
Noi abbiamo necessità dell’Altro continuamente in tutto quello che usiamo e abbisogniamo.
Quindi colui che non esercita la gratitudine non ha consapevolezza del dato di realtà della propria esistenza.
È fuori!
Paranoia, delirio o immensa ignoranza?
La gratitudine non può essere il solo esercizio della giusta bontà, ma prima di tutto l’esercizio della verità.
Anche il concetto di povertà deve essere rivisto. Non esiste solamente la povertà come indigenza o la povertà spirituale intesa come distacco dalle cose. Vi è una povertà più profonda e precedente che definisce l’essere umano, quella di esistere immerso nel costante bisogno dell’Altro.
Da questo punto di vista nasciamo tutti poveri e restiamo per sempre poveri.
La vera ricchezza è riconoscere questa nostra condizione originale e non uscire dall’amore degli Altri.
Allora GRAZIE per avermi ascoltato, perché questo mio scrivere ha senso semplicemente e ovviamente perché ci siete voi.
E questo non è soltanto gentilezza!