IL POTERE: II parte

Il Servizio

Cos’è il servizio?
Al bisogno del far-fare del dominatore, alla sua smania di stabilire un controllo sull’Altro, si può preferire l’aiutar-fare sociale, politico, economico. Questa radicale e diversa strategia va sotto il no-me di Servizio. L’Altro non è più da sottomettere, ma da aiutare, liberare, rendere autonomo. Quando il servizio si attua in funzione della crescita, cioè l’educare e il promuovere il benessere dell’Altro, allora si definisce Cura. Al bisogno di sfruttamento del dominatore sull’Altro, si preferi-sce quel servire che comprende l’accudimento, l’insegnamento, l’educazione, la cura, la cittadinanza, il servizio politico, sociale e la difesa.

Quali sono le leggi che generano il servizio?
Legge della filia e del rispetto. La legge del rispetto, dell’affetto, ha il suo fondamento nella perce-zione dell’Altro-come-simile. Ogni ostilità perde di senso. La propensione rispettosa è nel cuore dei sentimenti migliori che legano gli esseri umani fra loro e rappresenta la spinta relazionale antitetica all’ostilità e alla rabbia. Il rispetto, perché si generi, necessita di alcune precondizioni emotive irri-nunciabili. La prima è l’accondiscendenza e raffigura l’iniziale non opporsi, il non ergersi a contrasto. La pazienza è, invece, l’abituale disposizione alla moderazione, la capacità di tenere sotto controllo ogni ostilità. La tolleranza è l’atteggiamento di rispetto nei riguardi dei comportamenti, delle idee o delle convinzioni altrui, anche se diverse dalle proprie. Un minimo di indulgenza predispone al ne-cessario atteggiamento di comprensione e benevolenza, per superare antipatie e idiosincrasie.

Legge della fiducia.
La legge della fiducia si oppone alla legge del sospetto. L’Altro non è nemi-co, ma simile e quindi sempre degno di rispetto e fiducia. La fiducia è caratterizzata da uno stile in-confondibile, indice di assenza di ogni forma di paura dell’Altro, fatto di calma, di quiete e di as-senza di ostilità. Questi atteggiamenti sono precondizioni, affinché l’Altro non si senta minacciato. La conseguenza più affascinante della fiducia è sicuramente la speranza: da lei discende il sentimen-to di aspettazione fiduciosa nella realizzazione, presente e futura, di quanto si desidera. Senza di lei il tempo risulterebbe minaccia e l’Altro un pericolo. La speranza è nel cuore di una fiducia che superi il tempo, uno sguardo sicuro e sorridente proteso in avanti, che si getta oltre l’orizzonte.

Legge dell’autonomia e della responsabilità.
All’opposto della legge del controllo si trova la ri-nuncia ad ogni pretesa di dominio sull’Altro, cioè la legge dell’autonomia e della responsabilità. Qui si aprono gli ampi spazi dell’accudimento, dell’educazione, della cura e del servizio: compiti precipui di ogni servire.

Legge della gratitudine.
Esistono diverse situazioni in cui esprimere la gratitudine. C’è il giusto ‘Grazie’ per un favore o servizio ricevuto: ringraziare è retto e doveroso. Vi è poi il ‘Grazie’ del do-natore che scopre che fare il bene fa bene a chi lo compie. Fare il bene riempie di senso, di valore e di speranza il donatore. La gratitudine stabilisce un profondo legame fra i protagonisti della relazio-ne ed è perciò generativa. La gratitudine è il miglior antidoto ad ogni forma di ostilità.

Legge della trasparenza e del dialogo.
Nessun uomo può definirsi libero in assenza di dialogo, di libertà d’informazione. Gli autocrati e i dittatori perseguitano ferocemente giornalisti, stampa e arti-sti non allineati alla loro narrazione. La libertà di pensiero e d’informazione è una delle condizioni irrinunciabili perché un uomo possa definirsi libero. Le decisioni infatti dei cittadini dipendono dalle informazioni a cui hanno accesso.
“La trasparenza consiste nella pubblicità di atti, documenti, informazioni e dati propri di ogni am-ministrazione, resa oggi più semplice e ampia dalla circolazione delle informazioni sulla rete internet a partire dalla loro pubblicazione sui siti istituzionali delle amministrazioni”. “Nella scienza sulla co-municazione un media è considerato trasparente quando: ci sono molte fonti di informazione, spesso in competizione tra di loro; è ben noto il metodo di distribuzione delle informazioni; il finanziamento dei mezzi di produzione è di pubblica conoscenza”.

Uno sguardo disincantato sulla condizione umana vede i massimi valori di libertà e dignità abbon-dantemente disattesi. Esiste infatti un’umanità dolente asservita alle mire dei dominatori. In 44 paesi vige l’autocrazia o la dittatura. Non meno in pericolo lo è la restante umanità, circuita dalle strategie seduttive del consumo e dal carro del potere economico-finanziario. Si tratta comunque di sottomis-sione: una dolorosa e l’altra timica, cioè emotivamente asservita all’ideologia felicista e consumista, che umilia profondamente l’anima umana e la espropria del destino di bellezza a cui è destinata.
I dominatori non sono un’esclusività dei paesi chiaramente privi della democrazia. Si nascondono ovunque ed il modo migliore per stanarli è la trasparenza e il dialogo, altrimenti la democrazia rischia di essere un bel guscio che nasconde un contenuto malvagio ed una latente sopraffazione.

In effetti in questo secolo stiamo assistendo all’evoluzione della specie.
Scrive Anne Applebaum : “Tutti noi abbiamo in mente un’immagine da cartone animato di come appare uno stato autocratico. C’è un uomo cattivo al vertice che controlla la polizia. La polizia mi-naccia il popolo con la violenza. Ci sono collaboratori malvagi e forse qualche coraggioso dissidente. Ma nel Ventunesimo secolo, questo cartone animato ha poca somiglianza con la realtà. Oggi le auto-crazie non sono gestite da un solo cattivo, ma da reti sofisticate composte da strutture finanziarie cleptocratiche, servizi di sicurezza (militari, polizia, gruppi paramilitari, sorveglianza) e propagandisti professionisti. I membri di queste reti sono collegati all’interno di un determinato paese e tra molti paesi. Le aziende corrotte e controllate dallo stato in una dittatura fanno affari con le aziende corrot-te e controllate dallo stato in un’altra dittatura. La polizia di un paese può armare, equipaggiare e addestrare la polizia di un altro.”
Se nel secolo scorso dietro il paravento delle ideologie era il potere la maggiore aspirazione dei dominatori, oggi è invece il possesso dei beni e delle ricchezze dei paesi la massima aspirazione di questi predoni, rapinatori e saccheggiatori. Il potere serve solo a proteggere i loro arricchimenti e per i dissidenti non c’è alcun luogo sicuro al mondo, perché possono essere raggiunti ovunque dai loro sicari.
“Né che la nuova alleanza autocratica abbia un’ideologia unificante. Tra gli autocrati moderni ci sono persone che si definiscono comunisti, nazionalisti e teocrati. Il putinismo, il chavismo, il Juche nordcoreano, la Repubblica islamica e il comunismo cinese hanno tutti radici storiche diverse, esteti-che diverse. Non c’è nemmeno un unico paese a guidare questo gruppo: a differenza delle alleanze militari o politiche di altri tempi e luoghi, i membri di questo gruppo non operano come un blocco, ma piuttosto come un agglomerato di aziende – chiamiamolo Autocracy Incorporated, o Autocracy Inc. I loro legami non sono cementati da ideali, ma da accordi – accordi pensati per attenuare i boi-cottaggi economici occidentali o per arricchirsi personalmente. Ecco perché possono operare così fa-cilmente al di là delle linee ideologiche, geografiche e storiche… Il loro obiettivo non è creare prospe-rità o benessere. Il loro obiettivo è arricchire sé stessi e le loro famiglie, e mantenere il controllo.”

I dominatori possono prosperare ovunque ci sia interazione umana: in famiglia, lo testimoniano i ri-correnti femminicidi; nelle scuole, ove il benessere relazionale non sia posto al primo posto, vedi bul-lismo e analfabetismo pedagogico ; nelle case di cura o nelle scuole materne, dove di tanto in tanto si scoprono violenze sugli ammalati o sui piccoli; nelle fabbriche o nei posti di lavoro, dove spesso mobbing e sfruttamento fanno la quotidianità. Il dolore umano è maggiormente conseguenza di mancanza di filia e prodotto dell’azione umana, più che del limite insito nella stessa precarietà della sua condizione. Ognuno di noi sceglie consapevolmente o inconsapevolmente da che parte stare e ciò fa la differenza fra il bene ed il male.