Tra i tanti ormoni che il nostro corpo produce vi sono il DHEA (deidroepiandrosterone), un ormone protettivo, e il Cortisolo, l’ormone dello stress. Il DHEA è associato a molte funzioni protettive e stimolanti la salute, mentre il Cortisolo, ad alti livelli, uccide le cellule cerebrali, riduce la massa muscolare, aumenta i danni ossei, le osteopatie e molte altre patologie. Se poi si accompagna all’adrenalina prodotta dalla rabbia, aumentano i rischi cardiaci e le aritmie.
DHEA e Cortisolo hanno gli stessi precursori chimici e quando il precursore viene utilizzato per produrre Cortisolo, non può servire per il DHEA. (L. Childre, H. Martin 2000). Allora le nostre energie vengono incanalate nel percorso dello stress prodotto dall’odio, dai rancori, dai risentimenti e dalle ostilità e non rimane energia per i processi rigenerativi e per la difesa dalle malattie.
Norman Shealy neurochirurgo (2006) collega la longevità a quattro stili emotivi fondamentali: il pessimista, il quale vive mediamente 35 anni in meno della persona felice; l’affetto da sensi di colpa e collera, che al 75% corre il rischio di soccombere per cancro e al 15% di malattie al cuore; il pessimista collerico, il quale condivide la stessa statistica con colui che si nutre di sensi di colpa.
Altro destino invece, secondo questo autore, ha l’autorealizzato, colui che è convinto che la felicità dipenda da un lavoro interiore, perché tende a morire di vecchiaia (solo 1% di cancro e malattia cardiovascolare). È evidente che da questo nuovo punto di vista, il perdono assuma un valore terapeutico.
Il perdono produce una condizione di liberazione, di leggerezza, di gioia e felicità intense. Durante il processo di perdono si manifestano nel fisico gradevoli sensazioni di piacere, che causano il rilascio di benefiche endorfine nel sangue. Mentre invece, con la rabbia diminuisce l’ossido di azoto nel sangue, che funge da vasodilatatore.
Ma non è il semplice dire “ti perdono” che liberi il benefico ruscello ormonale del DHEA, rinsecchendo le cateratte del Cortisolo. Ci vuole un perdono perfetto, il quale soddisfi il passaggio completo dall’odio all’amore.
Il perdono terapeutico richiede tre passaggi irrinunciabili.
- Prendere coscienza e consapevolezza dell’emozione negativa e del motivo della sofferenza, del danno, dell’ingiustizia subiti.
- Volere e decidere di perdonare.
- Trasformare l’odio, il rancore, il sentimento ostili nei sentimenti positivi dell’amore e della tenerezza.
Una formula potrebbe esser questa: “Di fronte a quanto subito, cioè … (elencare con accuratezza motivi e fatti), io decedo e voglio perdonare … (nome della persona) e chiedo per lei/lui più di quanto io non desideri e chieda per me stesso”. Poi serve continuare quotidianamente a ripetere il perdono nel silenzio, fino a che non si abbia l’interiore sensazione spirituale d’esser liberi dal rancore e dall’odio.
Il perdono terapeutico agisce sorprendentemente sulla qualità della vita di chi lo pratica, al punto che con il tempo si prende l’abitudine ad espanderlo ed applicarlo ad ogni area del proprio sentire fino a farlo diventare un nuovo stile di vita.
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