Emozioni 12: il senso di colpa

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L’emozione che segue allo scatenamento della rabbia, dell’azione vendicativa, dell’odio e comunque di ogni atteggiamento ostile, è il senso di colpa, il quale sta all’opposto della felicità.

L’emozione contraria della felicità non è l’infelicità, che invece fa parte dell’area della tristezza. Se si accetta che la caratteristica di fondo della felicità è la serenità e l’armonia, allora il tormento è la condizione contraria che avverte di una relazione negativa o conflittuale.

Il senso di colpa include nella propria area semantica emozioni come umiliazione, avvilimento, vergogna, rimorso, meschinità, pudore, miserabilità, senso di soggezione, rincrescimento, contrizione, mortificazione, timidezza, deplorazione, imbarazzo e demoralizzazione.

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La colpa si accompagna alla perdita di qualcosa di morale e significativo o alla trasgressione di regole sociali o personali. Si tratta dell’irrompere nella coscienza d’un desiderio di allontanamento e di nascondimento (vergogna), nel tentativo di placare il malessere causato dal proprio comportamento incoerente e non innocente.

Quando invece la colpa è caratterizzata dalla coscienza della responsabilità, allora si aprono le vie della reintegrazione emotiva, quei processi in parte spontanei e in parte culturali che mirano al ripristino della relazione.

Compito fondamentale della colpa è di segnalare una rottura, un’offesa, un errore, che qualora si prolungasse nel tempo diventerebbe un sentimento tormentoso pieno di ruminamenti, altrimenti detto rimorso (da ri-mordere = divorarsi dentro). Se non viene elaborato e risolto, allora il bisogno di espiazione conseguente genererà l’autopunizione.

Quando invece interviene la rimozione, allora prende le vie corporee, incarica il corpo a dire quello che la coscienza non riesce a manifestare e sfocia nella malattia psicosomatica. Negare il senso di colpa non è mai una buona operazione, giacché è presente anche negli animali.

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Qualora invece prendesse la deriva proiettiva del dar la colpa agli altri o della giustificazione e celasse la rabbia subdola che fomenta il sospetto e la cattiveria, allora assumerebbe il volto truce della malignità, attraverso la vendetta e la guerra, le quali sono state e sono tuttora chiamate anche sante: “La guerra santa, la sacra vendetta!” Dietro questo pensare si cela invece l’operazione bieca del voler giustificare l’irrefrenabile malvagità del voler godere attraverso l’infliggere il dolore all’Altro.

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Questo è il vero volto del male: ricavare piacere dalla sofferenza altrui.

VICTIMS TENDED TO BY RESCUE WORKERS AFTER TRAIN EXPLOSION IN MADRID

Il senso di colpa è spesso al centro della condizione depressa, sotto forma di sensazione di chiusura al futuro che trasforma il passato in un tempo non risolvibile e quindi assoluto ed imperdonabile.

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Le espressioni tipiche della colpa sono il rossore, la perturbazione e la confusione, gli occhi abbassati e l’atteggiamento vergognoso.

Il suo superamento sta nella positiva assunzione di responsabilità, la quale avvia alla ripristino della relazione e alla richiesta di perdono. La mancanza di questa emozione genera amoralità e segnala la psicopatia.

Da un punto di vista educativo e di igiene mentale la colpa riveste una funzione di informazione decisiva per il soggetto, che può affrontare la responsabilità. Tentare di liberarsi del senso di colpa non dà benessere. La rimozione non porta da nessuna parte, né la negazione dei valori, perché il senso morale sta dentro l’evoluzione, dentro l’antropologia e dentro ogni relazione.

Domande:

Che differenza c’è fra vergogna e colpa?

Esiste ancora quel senso di colpa che ci apre alla responsabilità?

La nostra è una società che è oltre la colpa? E con quali vantaggi o sofferenze?

Ci sono alternative al senso di colpa? O sono solo fughe?