Cos’è un’emozione

Tutti siamo convinti di sapere che cos’è un’emozione, finché qualcuno non ci ponga la domanda. Allora il tentativo di rispondere potrebbe risolversi in una situazione penosa e fallimentare.

L’emozione non è il semplice atto del percepire un sentimento. L’evoluzione non può aver perso il proprio tempo per un semplice fenomeno sentimentale. L’emozione è un meccanismo di adattamento fondamentale alla sopravvivenza. A che serve ad aver paura se non ad evitare il pericolo? Chi ne fosse sprovvisto o sottovalutasse il rischio metterebbe a repentaglio la propria vita. Allora evviva la paura!

Le emozioni, a volte silenziosamente, altre in modo violento, ci guidano, ci aiutano ad interpretare la realtà e ci danno la forza delle decisioni importanti. Senza attrazione affettiva, senza innamoramento ed amore, chi mai si sposerebbe? Chi affronterebbe il compito della convivenza, della figliolanza, della cura, della fatica d’una famiglia?

Il problema se mai risiede nella consapevolezza emotiva, perché chi non è presente alle proprie emozioni e non le conosce è sotto il loro potente effetto. Questo fenomeno si chiama inerzia emotiva, il che equivale ad un agire automatico spinto dal sentire momentaneo. Si fugge ad ogni paura, si grida ed aggredisce ad ogni rabbia, ci si dispera ad ogni sconfitta e si pretende ad ogni attrazione. Chi è sotto costante inerzia emotiva viene definito in timologia un analfabeta emotivo. Costui, non avendo consapevolezza delle proprie emozioni, ne è sequestrato, non essendo in grado di mediarle, modificarle e finalizzarle.

Che cosa si può fare per ovviare e migliorare la propria competenza emotiva? Il primo passo è prendere l’abitudine di chiedersi normalmente quale emozione è predominante nel nostro animo: ciò vuol dire fare consapevolezza, cioè sapere quali forze emotive stanno agendo su di noi, ricordando che emozione viene da e-moveo, cioè muovere-da.

La seconda abilità discende dal saper distinguere l’emozione agìta da quella espressa. Agire l’emozione è il tradurre immediatamente il sentire in azione. Nella rabbia si aggredisce, nella paura si evita, nell’attrazione si infastidisce ossessivamente le persone, cioè si va secondo inerzia emotiva. Vi è invece un modo competente di gestire l’emotività, traducendola in comunicazione.

Una cosa è aggredire e altro è comunicare il proprio sentimento di rabbia ed il motivo che l’ha generata. Prendere l’abitudine di esprimere le proprie emozioni rende fluida la relazione con gli altri, abbassa la sofferenza connessa alle emozioni negative ed aumenta il senso di autostima che discende dall’avere in mano le redini della propria emotività.

Non si deve temere di esprimere le proprie emozioni per timore del giudizio degli altri. Nessuno ha il diritto di giudicarle e chi lo fa è un suo problema. Noi siamo gli unici titolari del nostro sentire e perciò gli unici responsabili.

Allora auguro buone emozioni a tutti ed un arrivederci.